Il 19 dicembre 1843 viene pubblicato “Canto di Natale” di Charles Dickens

Questo libro è stato scritto da Charles Dickens in pochissime settimane, e divenne sin da subito sinonimo di Natale. Al punto che, quando nel 1870 lo scrittore venne a mancare, una ragazza si chiese se fosse morto anche Babbo Natale. Questione di proprietà transitiva, la stessa che sperava di ottenere l’autore raccontando la storia dell’avaro Mr. Scrooge, che dovette fare un itinerario nel tempo con ben tre fantasmi di Natale (del passato, del presente e del futuro), prima di capire che era il caso di rimboccarsi le maniche.

La morale che si trova infatti nello scantinato del romanzo, ci suggerisce che dovremmo conservare questa porporina natalizia (si legge buoni propositi e to do list), ben oltre i giorni di festa. La domanda fondamentale, però, è se i vizi capitali sono qualcosa su cui possiamo lavorare, oppure se fanno parte della corteccia cerebrale primitiva, quella che il neuroscienziato Donald MacLean, negli anni ‘70, definiva come “the lizard brain” (la sede degli impulsi primari).

Abbiamo venti giorni di festa e un intero anno per sperimentare e monetizzare… Il test, può iniziare.

Onomastico:
Sant’Urbano V, Papa